Quanto resta della notte - Claudia De Luca ed Eleonora Conti
Un'installazione artistica site-specific di Claudia De Luca ed Eleonora Conti fatta da luci e tarlatana che crea, all’interno del teatro DamsLab di Bologna, un percorso, immersivo, onirico e solitario.Quanto resta della notte - Claudia De Luca ed Eleonora Conti
Sentinella, quanto resta della
notte? Risponde la sentinella: il mattino viene, ma
è ancora notte. Se volete domandate, chiedete,
tornate e domandate ancora. (Isaia, 21, 11-12)
Quanto resta della notte di Claudia De Luca
ed Eleonora Conti, verrà presentata dal 2 al
4 febbraio 2024 nell’ambito di ART CITY Bologna 2024
in occasione di ARTEFIERA, è un’installazione
artistica site-specific di luci e tarlatana che
crea, all’interno del teatro DamsLab, un
percorso, immersivo, onirico e solitario.
“Il progetto artistico è un invito a entrare in
una dimensione di veglia che trascende il tempo e
che predispone alla luce. Le artiste realizzano una
scenografia dell’anima in cui le forme, le identità
vanno a perdersi perché non più importanti e dove
non vi è nulla di definito - afferma
Elisabetta Mero autrice del testo critico -.
L’intreccio tra materia tessile (la tarlatana),
elementi naturali e luce crea un’illusione scenica
che rimanda all’idea di un crepuscolo infinito, un
ingresso nella notte o nell’eterno. Lo spettatore
partecipa all’installazione ripercorrendo il momento
nel quale il passaggio dal giorno alla notte si
ferma in quel preciso istante denominato ora blu,
metafora della transizione tra la vita e la morte,
teorizzata da Franz Kafka nel suo diario.”
Il titolo della installazione Quanto resta della notte,
ispirato da alcuni versetti della Bibbia (Isaia 21,
1-12), non è una domanda, non si accompagna ad un
punto interrogativo. Il progetto site-specific
realizzato dalle due artiste in occasione dell’art
week bolognese è un labirinto di sogno e veglia, una
scenografia solitaria dove l’eccedenza di quello che
resta della notte è un carico da portare sulle
spalle anche quando la luce del giorno diventa
assoluta. Riprendendo le parole di Borges “noi siamo
la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico
di forme incostanti, questo mucchio di specchi
rotti”, la memoria in questa installazione funge da
faro e impone allo spettatore uno sguardo che non è
solo rivolto al passato. La proiezione verso il
futuro viene rappresentata sul palco da alcune
piante che soffocano, ma nello stesso tempo si
spingono verso la luce. La cenere sul palco si
configura come un pozzo di lava nera che pian piano
si trasforma in elemento fertilizzante. E tutto,
dentro e fuori, si dilata in un frammento di tempo
nel quale l'ora blu sembra diventare eterna. Gli
elementi sul palco sono intesi come attori muti che
rievocano una memoria diventata illusione o
allucinazione ma che il mattino dopo continua a
persistere e ad insistere.
Claudia De Luca, pescarese di origine, si
laurea in Storia Contemporanea presso l’Università di Lettere e Filosofia di
Bologna e in Comunicazione e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle
Arti di Bologna. Dal 2012 accompagna l’attività dell’insegnamento di
filosofia e storia alla pratica artistica esponendo in mostre e collaborando
a progetti editoriali di arte e letteratura.
Eleonora Conti, bolognese d’origine, comunica con le immagini fin da quando
ne ha memoria e durante l’adolescenza si interessa della cultura pop in
tutte le sue forme. Di pari passo agli studi cinematografici porta avanti la
carriera di fotografa, cercando di tradurre attraverso le immagini ciò che a
parole non può essere espresso. La necessità di dare una forma tangibile e
concreta a ciò che vuole comunicare la porta a collaborare con l’artista
Claudia De Luca in quella che diventa così la sua prima installazione
d'arte.
Il Teatro è uno spazio che fa parte del laboratorio DamsLab sito in Piazzetta Pasolini 5b, Bologna. Il DAMSLab è un laboratorio di valorizzazione culturale urbana, attivato e gestito dal Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, che si propone di promuovere progetti e favorire sinergie che identifichino nella produzione e partecipazione culturale e artistica un fattore chiave di crescita territoriale e un asse rilevante della cittadinanza contemporanea e futura. Si tratta di un luogo aperto al territorio, che mette in dialogo differenti saperi. Attiva e facilita sinergie e collaborazioni con gli altri Dipartimenti dell’Università e con la città nelle sue istituzioni culturali, fondazioni, imprese, musei e associazioni, favorendo ricadute sociali in termini di sensibilizzazione, partecipazione e mobilitazione culturale del tessuto urbano.
La BLQrew Video Agency è un’agenzia video
con sede a Bologna che si occupa di creare una video strategy che affianca
campagne pubblicitarie a contenuti social e spazia dai video corporate ai video
intervista, nel nome dell’immagine coordinata. Si occupa di produzione e
post-produzione video, coordinando il progetto e la sua strategia lungo ogni
fase di realizzazione. Nella sua carriera ha curato progetti come spot
pubblicitari, video promozionali e commerciali, produzioni cinematografiche e
dirette live e streaming, portando a termine con tenacia e soddisfazione ogni
sfida che si sono trovati ad affrontare.
Lartquotidien un'associazione no profit con sede a Milano, che si occupa
dell'organizzazione di mostre, visite guidate e della promozione di progetti
culturali. Lartquotidien pensa che l’arte contemporanea possa connettersi con il
patrimonio passato e immaginare un futuro in cui le espressioni creative come
arte visiva, design, architettura, performance possano dialogare tra loro perché
tutte parte di un’unica energia e respiro universale.
QUANTO RESTA DELLA NOTTE
di CLAUDIA DE LUCA ed ELEONORA CONTI
Testo critico di Elisabetta Mero
2 - 4 FEBBRAIO 2024
Opening: venerdì 2 febbraio ore 18.00 - 22.00
Sabato 3 febbraio: 18.00 - 23.00
Domenica 4 febbraio: 11.00 - 18.00
Sede: Teatro DamsLab, Piazzetta P.P. Pasolini 5b, Bologna
Promossa da: BLQrew Video Agency
In collaborazione con: Lartquotidien
Ufficio Stampa
Laura Cometa
Lauracometa.press@gmail.com | + 39 3271778443
Il dialogo visivo messo in scena dall’artista
Claudia de Luca e la fotografa Eleonora Conti, nel meraviglioso contesto del
Teatro DAMSLab di Bologna, crea un intreccio tra arti volto a coinvolgere il
pubblico in un percorso immersivo reale, e per chi voglia anche spirituale, tra
palco e spalti.
Le artiste realizzano una scenografia dell’anima in cui le forme, le identità
vanno a perdersi perché non più importanti e dove non vi è nulla di definito.
Claudia De Luca (Pescara, 1976, vive e lavora a Bologna) porta avanti la sua
ricerca sul tema dei sipari, delle soglie, delle attese e fioriture con uno
sguardo sulla realtà invisibile (vedi la sua ultima mostra “La penultima
parola”, Arte Spazio Tempo, Venezia 2024) indirizzandosi sempre più sulla
scenografia come possibilità espressiva. Come già in “Le camere dello scirocco”
alla Basilica di San Celso (2022) anche in questa mostra-installazione la
tarlatana, un tessuto simile alla garza vicino al mondo della cura, è
protagonista assoluta del suo creare.
Le luci sono invece lo strumento pittorico e scenografico di Eleonora Conti
(Bologna, 1997) con l’occhio della regista cinematografica. Il duo si trova a
collaborare già da alcuni anni ma è la prima volta che presentano un progetto
insieme mostrando la possibilità di andare oltre i rispettivi confini.
L’intreccio tra materia tessile, elementi naturali e luce crea un’illusione
scenica che rimanda all’idea di un crepuscolo infinito, un ingresso nella notte
o nell’eterno in cui si va a perdere la percezione del tempo. Questa dimensione
ci ricorda “l’atmosfera del meriggio nell’ora di Pan, quel momento “magico”
della giornata in cui il sole sulla terra crea effetti di luce-ombra
soprannaturali poco prima di sparire e di rifar piombare l’umanità̀ intera nelle
tenebre” (dal catalogo Lorenzo Pietrogrande. L’Ora di Pan, Galleria Blanchaert,
Milano 2008).
Detta anche “Ora blu” è quel momento tra il giorno e la notte al crepuscolo ma
che indica anche l’alba, metafora della transizione tra la vita e la morte,
introdotta e teorizzata da Franz Kafka nel suo diario.
“Voglio che i miei spettatori siano in grado di abbandonarsi all’esperienza
fisica dell’annegamento nel mare apparentemente calmo dei miei disegni con la bic blu”, scrive Jan Fabre (1958, Anversa) nel 1988 parlando delle sue opere
realizzate a penna Bic che rappresentano l’ora Blu teorizzata anche dal suo avo
Jean Henri Fabre, padre dell’entomologia (da Jan Fabre. I Castelli dell’ora blu,
Building Gallery 2018).
La natura, complice di questo rituale finale, nel silenzio, si svela in tutta la
sua bellezza mutevole. In questa dimensione metamorfica la morte diventa un
passaggio dall'effimero all'infinito.
Nell’installazione è posto l’accento anche sul corpo che non è altro che “una
manciata di Terra” da gestire con grazia (Sadhguru) che diventa, riprendendo le
parole delle artiste, “cenere che non brucia, ma non cancella, e soprattutto che
alimenta, rigenera la vita”. Cosi anche il corpo dello spettatore, come in un
rituale iniziatico, è invitato a fare uno sforzo fisico nell’entrare in un
percorso, passare, superare lo spazio dell’Ora blu “divenendo consapevole che la
domanda -quanto resta della notte?- rimarrà senza risposta perché una porzione
di quella notte la portiamo anche nel giorno sulle spalle e sulla coscienza”.
Il titolo della mostra è stato ispirato da alcuni versetti della Bibbia in cui
il profeta Isaia (Isaia 21, 1-12) ci insegna a essere presenti e a saper
attendere la luce, l’alba, il giorno, a esser pronti, a fidarsi e ad affidarsi a
qualcosa, dice Claudia De Luca, “che non è traducibile sul piano logico, ma solo
percepibile in una dimensione onirica”. Luigino Bruni su questo cantico tra i
più belli di tutta la Bibbia scrive “I profeti non-falsi sanno abitare lo scarto
tra la notte e l’alba, sanno stare con la propria ignoranza e con quella dei
passanti notturni, fedeli nel proprio posto di avvistamento. E accompagnano e
riempiono la notte parlando e riparlando, ascoltando e riascoltando le domande
di chi continua a chiedere: «Sentinella: quanto manca al giorno?» (Luigino
Bruni, “In ascolto della vita. Nella notte e fino all’aurora”, 2016)
La mostra è un invito a entrare insieme in questa dimensione di veglia che
trascende il tempo e che predispone alla luce.
Elisabetta Mero