Orhan Pamuk - Parole e Immagini
Il Labirinto della Masone è pronto ad accogliere, per la stagione autunnale, una nuova grande mostra dedicata allo scrittore Orhan Pamuk (premio Nobel per la Letteratura nel 2006) e alla sua inedita produzione grafica. La mostra, che è cura di Edoardo Pepino, potrà essere visitata fino al 17 marzo 2024.Orhan Pamuk - Parole e Immagini
Da più di dieci anni Pamuk scrive
e disegna quotidianamente taccuini, 12 dei quali
verranno esposti e commentati in un percorso
scenografico tra le sale espositive al termine della
galleria del Labirinto, dove è esposta anche la
collezione d’arte di Franco Maria Ricci.
Sarà una mostra reale e spettacolare insieme, poiché
i taccuini, oltre a essere presenti in mostra,
verranno raccontati dall’autore medesimo in un
documentario-intervista inedito, e approfonditi
grazie a proiezioni che faranno immergere i
visitatori nel mondo dell’artista-scrittore Orhan
Pamuk.
Le prime tra queste sue illustrazioni risalgono al
2009; le ultime sono di quest’anno, perché la sua
produzione grafica continua ininterrotta ogni
giorno. Le pagine dei taccuini sono piccoli
capolavori in cui si alternano poesia visiva,
atmosfere oniriche e note di viaggio “filtrate” dal
suo mondo interiore. La sua esigenza di scrivere e
disegnare insieme, che affolla spesso il medesimo
(limitato) spazio di pagina vuota, è la premessa di
questa sua istintiva pratica artistica, nella quale
letteratura, pensiero e disegno si completano. Sono
espressioni grafiche della contemplazione.
La conoscenza di Orhan Pamuk della tecnica del
disegno è profonda, così come profondo è il
ragionamento sugli artisti del passato, che conosce
bene. Molte volte da scrittore ha ribadito il suo
apprezzamento verso artisti come Anselm Kiefer,
Raymond Pettibon, Cy Twombly, verso i quali da
disegnatore ha mostrato il suo debito. In tutti
questi casi il gesto e spesso la parola diventano
elementi fondamentali della composizione, anche
nella raffigurazione di un paesaggio o di un
ambiente. Cascate di parole, composizioni di onde,
di colori, di suoni, linee e punti, lettere…
Fino ad oggi queste immagini colorate, spesso
oniriche, sono rimaste sconosciute anche agli
estimatori più attenti dello scrittore turco. La
notorietà di Pamuk scrittore, infatti, prevale su
questa sua dote pittorica (corredo privato che
rischiava di rimanere destinato ad amici e ai
familiari). Ma il disegno, l’arte grafica, anche per
un impegnato professore di letteratura e prolifico
scrittore, diventa il mezzo necessario per esprimere
concetti che solo con le parole non sono dicibili né
sostenibili.
Nella prima sala della mostra, i taccuini scelti
dall’autore insieme al curatore verranno esposti
aperti, mostrando una selezione delle immagini più
belle, colorate e significative. Schermi digitali
forniranno, poi, una visione più completa del loro
contenuto, permettendo a ciascun visitatore di
muoversi, pagina dopo pagina, tra le numerosissime
illustrazioni, ingrandendole e leggendone i testi
tradotti.
La videoproiezione di un’intervista inedita a Orhan
Pamuk, allestita nella seconda sala, permette di
addentrarsi nella poetica del romanziere,
approfondendone e indagandone il rapporto tra parola
e immagine.
L’ultima parte del percorso espositivo conduce il
pubblico in una dimensione più intima, in un luogo
vissuto profondamente da Pamuk. L’allestimento della
terza sala si ispira infatti alla casa dello
scrittore-artista, che è sempre stata per lui un
punto privilegiato di osservazione sulla città
(Istanbul) e sui mondi antropologici racchiusi in
essa. Le finestre diventano così l’elemento chiave,
soglia di apertura su una realtà prossima e distante
allo stesso tempo: otto schermi accostati e
leggermente sovrapposti uno all'altro, a evocare
idealmente le finestre dell’abitazione, proiettano
immagini dei taccuini alternate a immagine
fotografiche e note da diario, in un rimando
continuo di sogni e accadimenti. Memoria e
immaginazione si fondono così in un linguaggio fatto
di accostamenti, di sensazioni, di ricordi, di
bianco e nero e colore. Dei tappeti turchi “grandi e
pesanti”, come quelli che Pamuk stesso descrive nei
suoi ricordi, sono infine disposti nella sala:
metafora del profondo radicamento alla dimensione
personale dell’autore, essi invitano il visitatore
ad eccedere al suo mondo interiore, sedendosi e
osservandolo.
“Vorrei scrivere sulla mia felicità di coprire di
testo un disegno ” scrive Pamuk, “ecco che
cosa va detto: fra i 7 e i 22 anni ho creduto che
sarei stato un pittore. A 22 anni il pittore in me è
morto e ho cominciato a scrivere romanzi. Nel 2008
sono entrato in u n negozio per uscirne con due
sacchetti pieni di matite e pennelli, poi ho
cominciato a disegnare su piccoli taccuini, fra il
piacere e il timore”.
Il disegno è dunque legato in Pamuk a un momento
primaverile della vita, adolescenziale nel senso del
momento dello sviluppo delle radici; disegnare è un
ritorno a quel momento, nelle proprie profondità. Si
tratta dunque di qualcosa di naturale, attinente
all’ordine del fisiologico e dell’immediato, che ha
a che fare col ricordo e col ritrovamento di sé,
nonché, spesso, col sogno.
In occasione della mostra dei taccuini d’autore di
Orhan Pamuk, Moleskine - in collaborazione con
Franco Maria Ricci - celebra il gesto premuroso e
riflessivo di far scorrere la penna su una pagina
bianca attraverso una edizione speciale e limitata.
Un “catalogo concettuale” della mostra, che ognuno
potrà compilare da sé, usando la scrittura a mano,
gesto universale e allo stesso tempo fortemente
personale. Oggi il taccuino Moleskine è riconosciuto
come icona della cultura contemporanea, simbolo di
una continua staffetta creativa tra epoche, culture
e persone, erede e successore del taccuino
leggendario usato da artisti e pensatori negli
ultimi due secoli, così come lo utilizza oggi Orhan
Pamuk.
Contemporaneamente alla mostra, lo scrittore turco
pubblica per la prima volta con Einaudi una
selezione dei suoi taccuini nel volume Ricordi di
montagne lontane (in libreria dal 14 novembre.
Traduzione di Margherita Botto, pp. 392, €
34,00). Il filo conduttore che, ora sotterraneo ora
cristallino, si snoda tra testi e immagini e
attraversa gli eventi, gli incontri, i pensieri è
sempre il processo, delicato eppure inarrestabile,
della creazione letteraria. I taccuini rappresentano
così un vero e proprio laboratorio in cui immaginare
trame e studiarne l’architettura, in un dialogo
perpetuo con i personaggi dei libri che verranno.
Si ringrazia lo sponsor tecnico Ciaccio Arte / BIG –
Broker Insurance Group.
Il Labirinto più grande del mondo nasce a Fontanellato da un’idea di
Franco Maria Ricci – editore, designer, collezionista d’arte, bibliofilo
– e da una promessa da lui fatta nel 1977 allo scrittore argentino Jorge
Luis Borges, affascinato da sempre dal simbolo del labirinto sia in
chiave esoterica che come metafora della condizione umana. Ci sono
labirinti con Minotauri. E giardini colmi di delizie. Eden in cui è
bello vagare, labirinti mentali dove perdersi e poi ritrovarsi.
Il Labirinto della Masone, aperto dal 2015, è un dedalo elegante e
seducente. Un luogo di cultura, disteso su otto ettari di terreno, da
lui progettato con gli architetti Pier Carlo Bontempi, che ha eseguito i
sorprendenti edifici, e Davide Dutto che ha progettato la geometria del
parco.
Orhan Pamuk - Parole e Immagini
A cura di Edoardo Pepino
Progetto multimediale di NEO (Narrative Environments Operas)
Fino al 17 marzo 2024
La mostra è aperta tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 9.30 alle
18, ultimo ingresso alle ore 16.30. La biglietteria è aperta fino alle
16.30
L’accesso è incluso nel biglietto d’ingresso del Labirinto della Masone
(intero 18 euro, riduzioni indicate sul sito
www.labirintodifrancomariaricci.it) che comprende anche l’accesso al
labirinto di bambù e alla collezione permanente di Franco Maria Ricci.
Labirinto della Masone
Strada Masone 121, 43012 Fontanellato (Parma)
Tel: 0521/827081 • E- mail: press@francomariaricci.com - labirinto@francomariaricci.com
Ufficio stampa
Maria Chiara Salvanelli | Press Office & Communication Maria Chiara
Salvanelli
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