Mario De Maria, “Marius Pictor” (1852-1924). Ombra cara
A cento anni dalla morte, 70 opere provenienti da prestigiose istituzioni museali e da collezioni private celebrano il pittore simbolista, tra i fondatori della Biennale di VeneziaMario De Maria, “Marius Pictor” (1852-1924). Ombra cara
A cent’anni dalla morte, avvenuta
il 18 marzo 1924, il Museo Ottocento Bologna celebra
la figura del pittore simbolista Mario De Maria,
noto anche come “Marius Pictor”. La mostra Mario De
Maria, “Marius Pictor” (1852-1924). Ombra cara, in
programma dal 21 marzo al 30 giugno 2024 presenta 70
dipinti - tra capolavori, inediti e opere ritrovate
e appositamente restaurate dal Museo Ottocento
Bologna - provenienti da prestigiose istituzioni
museali italiane (Gallerie degli Uffizi di Firenze,
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di
Roma, Galleria d’Arte Moderna di Milano) e da
collezioni private nazionali e internazionali.
Una mostra antologica significativa - la prima che
tenta di organizzare una disamina della produzione
di De Maria - per conoscere ed approfondire il
singolare percorso dell’artista, uomo complesso e
tormentato, sodale di Gabriele D’Annunzio, padre del
“Simbolismo italiano” o “Naturalismo spiritualista”,
e tra i pionieristici fondatori della Biennale di
Venezia.
La mostra, a cura di
Francesca Sinigaglia, è
parte del progetto Bologna pittrice | Il Lungo
Ottocento | 1796 – 1915, un’iniziativa promossa dal
Settore Musei Civici Bologna che coinvolgerà
quindici sedi espositive delineando un percorso
nella pittura bolognese dall’età napoleonica
all’inizio della Grande Guerra.
Ombra cara è strutturata in sette sezioni che
ripercorrono la vita di De Maria dagli esordi fino
alla morte. Il percorso si delinea come un
“racconto” attraverso le parole dell’artista, al
centro dei cambiamenti artistici di fine secolo. Le
sue parole sono tratte dalle lettere manoscritte che
inviò all’amico Vittore Grubicy de Dragon, oggi
conservate presso l’archivio Grubicy del Mart di
Rovereto e dell’archivio De Maria presso la
Biblioteca del Museo Correr di Venezia. Attraverso
esse, il visitatore potrà farsi un’idea della
personalità dell’artista, sempre in conflitto con se
stesso e con gli altri, ma al tempo stesso
“raffinato e onesto critico della sua opera” (Sinigaglia).
Il percorso di mostra prende avvio dai primi anni
della formazione a Bologna all’esperienza romana con
D’Annunzio con l’illustrazione dell’Isotta
Guttadauro, all’analisi del suo personale apporto
alla fondazione della Biennale di Venezia (di questo
periodo sono esposti diversi capolavori, tra cui il
grande dipinto La luna che torna sulla madre terra
(1903) della Fondazione di Venezia): la sua presenza
presso la Sala del Sogno e la grande personale del
1909, i legami con il Nord Europa e la pittura di
Rembrandt. Una sezione particolare della mostra, la
quarta, è dedicata alla morte della figlioletta
Silvia, con l’opera Ombra cara (1911-1914)
realizzata in ricordo dall’amico e collega Vittore
Grubicy de Dragon. La mostra si conclude indagando
il rapporto tra De Maria e le città di Asolo e
Bologna, con la serie dedicata alla Putredine della
Casa di Satana e alle narrazioni macabre della
seconda metà degli anni dieci del Novecento.
Mario De Maria frequentò l’Accademia di Belle Arti
di Bologna per poi trasferirsi a Roma, dove aprì uno
studio in via Margutta. Fu tra gli animatori del
gruppo In Arte Libertas, che vantava, tra i suoi
membri, gli artisti più conosciuti in ambito
internazionale del periodo: Giulio Aristide
Sartorio, Dante Gabriel Rossetti, Arnold Böcklin. A
Roma entrò in contatto anche con il più importante
letterato del secolo: Gabriele D’Annunzio, a cui fu
legato da una profonda amicizia e proficue
collaborazioni, realizzando il suo capolavoro
L’alunna (1886) intonato sui versi di Isaotta
Guttadauro e Eliana, dai candidi pavoni, finalmente
riuniti dopo più di un secolo. Oltre che da
D’Annunzio, De Maria venne sostenuto anche dai
critici d’arte Angelo Conti detto “Doctor Mysticus”
e Diego Angeli, che lo riteneva il pittore più
rilevante di fine secolo. Nel 1891 si trasferì a
Venezia assieme a l’élite culturale italiana del
circolo dannunziano che sfociò nella creazione della
Mostra Internazionale d’Arte di Venezia nel 1895, di
cui De Maria realizzò il primo padiglione. Egli fu
inoltre l’unico bolognese a far parte della prima
commissione giudicatrice della Biennale. Qui ebbe la
possibilità di portare avanti le sue ricerche
pittoriche legate al concetto di Simbolismo, spesso
approfondito con narrazioni ed episodi della
tradizione. Tra queste è degna di nota la Salomè
(1890 ca.), opera di grandi dimensioni, recentemente
ritrovata, in cui l’artista traspone, in maniera
inedita, la storia biblica in una storia popolare,
racchiudendo nell’ombra la chiave di lettura
dell’intera opera. De Maria si spostava spesso da
Venezia a Brema, in Germania (la moglie Emilia Voigt
era infatti tedesca), ebbe quindi l’occasione di
approfondire la conoscenza dell’opera di Rembrandt,
da cui rimase affascinato, realizzando opere
fondamentali come Lilienthal (1901), che immortala
uno scorcio di un fiume in un bosco rosso e giallo
autunnale che fa da sfondo ad una processione di
Cardinali. Da lui considerata uno dei suoi
capolavori, l’opera viene ufficialmente presentata
al pubblico, in questa mostra, anche in veste di
nuova acquisizione del Museo Ottocento Bologna.In
questo periodo si colloca inoltre la triste vicenda
familiare che portò l’artista sulla soglia della
disperazione: la morte della figlia Silvia, di soli
sei anni. De Maria non si riprenderà mai
completamente dal lutto, arrivando a sperimentare,
nelle sue opere, un Simbolismo dai risvolti sempre
più macabri e drammatici. Dopo la morte della
bambina, l’artista realizzò significativi dipinti
come la serie de La casa di Satana, di cui si
conoscono varie versioni, in cui, seppur ambientate
in luoghi reali come il cortile di una casa
veneziana, gli ambienti sono trasfigurati e fanno
emergere il senso del Male racchiuso nella realtà,
oppure La monaca e il Diavolo (1922) che racconta la
leggenda medievale dell’Arco dello Spavento a
Firenze, dove per placare le voglie fameliche di un
serpente diavolesco si costituì una comunità di
religiose preposte a nutrire il mostro con degli
innocenti conigli. Il Simbolismo di Mario De Maria va
comunque letto alla luce dell’ambiente culturale
italiano proprio del periodo che va dagli ultimi due
decenni dell’Ottocento agli anni Venti del
Novecento, che vedeva nelle rievocazioni storiche e
mitologiche contatti diretti con il divino. De Maria
morì a Bologna all’Ospedale Maggiore nel 1924. Si
narra che il giorno prima di morire egli fuggì
dall’ospedale per ammirare l’ultimo raggio di sole
che colpiva la facciata della Basilica di San
Petronio. Aveva fondato la Biennale di Venezia,
partecipato a dieci edizioni della manifestazione e
costruito la Casa dei Tre Oci che esiste ancora
oggi, alla Giudecca.
Nel 1909 Vittore Grubicy scrisse: «Gli artisti “a
lui solo dedicati”, anche con lustro di
illustrazioni, si contano a decine con un accordo
non solito nel nostro paese. Ne risulta in sostanza
che al momento attuale dell’Arte Italiana non v’è
nessun altro pittore che possa venir anteposto a
Lui».
La mostra è accompagnata da catalogo monografico in
italiano e in inglese completo di illustrazioni a
colori e regesto completo dei dipinti conosciuti,
con testi critici degli studiosi del pittore e dei
contesti di fine secolo: Elena Di Raddo, Anna
Mazzanti, Francesca Sinigaglia.
INFO
Mostra:Mario De Maria, “Marius Pictor” (1852-1924).
Ombra cara
A cura di:Francesca Sinigaglia
Date:21 marzo-30 giugno 2024
Sede espositiva:Museo Ottocento Bologna piazza San
Michele 4/C Bologna
Orari di apertura:tutti i giorni, 10-19
Ingressi:12€ intero / 10€ ridotto (Card Cultura,
Bologna Welcome Card, studenti, disabili e
accompagnatori, gruppi dalle 7 persone in su,
bambini dai 6 anni, insegnanti, giornalisti) /
gratuito (bambini sotto i 6 anni e guide turistiche
con patentino) / Studenti Università di Bologna
sconto 50%
Informazioni e prenotazioni:tel. 051 498 9511
info@mobologna.it
Ufficio stampa
Sara Zolla | tel. 346 8457982 |
press@sarazolla.com