In viaggio con Cesare Borsacchi

Dopo il successo dello scorso dicembre al Fortilizio della Cittadella a Pisa, Cesare Borsacchi viene presentato a Mantova dalla Galleria Arianna Sartori.

In viaggio con Cesare Borsacchi

21 febbraio 2024 - comunicato stampa

 

Sabato 24 febbraio alle ore 17.00 si inaugura la personale “In viaggio con Cesare Borsacchi”, a cura di Arianna Sartori. La mostra, allestita nella Sala di via Ippolito Nievo 10, resterà aperta al pubblico fino al 7 marzo 2024, dal Lunedì al Sabato con orario 10.00-12.30 e 15.30-19.30 (chiuso Domenica e festivi)

Scrive Nicola Micieli: “Per quanto controllata e persino in parte sigillata in una sorta di visualià araldica, la pittura di Borsacchi possiede comunque una sua immediatezza, una trasparenza comunicativa.
La cogli alla prima, per via empatetica, nel dispiegarsi energico e sontuoso della forma, nella sonorità del colore, nei decisi contrasti luministici, nell’incidenza esatta e fulminante del segno, e non inibiscono la “lettura” sensitiva, che vuol dire di pelle o d’intuito, i simboli disseminati con intenzione nel contesto; non ostano le allegorie che pure hanno un ruolo non marginale nella genesi e nella definizione dell’immagine. All’apparato simbolico si deve accedere, ed è inevitabile che accada, dopo il frastornamento e l’appagamento dei sensi, perché come confidente di foreste tropicali e di mimetismi animali, Borsacchi usa la capziosità estetica della forma, del disegno e del colore, per catturare lo sguardo al percorso obbligato dietro le quinte del suo teatro visionario, che è luogo metaforico della storia. Potrei indicare altre possibili analogie, e corrispondenti distinzioni, tra il mondo pittorico di Borsacchi e quello del suo maestro ideale Giuseppe Viviani, ma niente aggiungerebbero a quanto sin qui rilevato. Del resto, non è in giudicato un’eventuale derivazione stilistica, che non sussiste. Anche perché la formazione di Borsacchi, voglio dire del suo linguaggio e della sua sensibilità, è stata del tipo che in pedagogia si chiama “permanente”. Ossia è avvenuta per successivi incontri ed esperienze legate, come si è detto, a contesti contrassegnati da una forte identità etnografica, oltre che a singole personalità creative incontrate e frequentate nel loro ambiente di vita e di lavoro. L’arte precolombiana e quella tribale africana, la cultura araba e islamica e quella latino-americana hanno contato quanto le opere di insigni grandi maestri dell’arte occidentale conservate nei musei, o la conoscenza sul campo di movimenti quali il muralismo messicano e di artisti di prestigio come Siqueiros, che non potevano non impressionare profondamente un pittore come Borsacchi attento alla sinergia tra tradizione culturale autoctona e le nuove proposte creative.

Quel che conta è che da migrante Borsacchi ha assimilato sempre al proprio nucleo originario l’identità altra dei segni e delle illuminazioni raccolti durante il viaggio, nel senso che partendo dall’oasi di San Rossore, e dal bacino materno dei monumenti pisani di Piazza dei Miracoli che così spesso si intravedono sullo sfondo del fitto della boscaglia, il suo percorso nei luoghi del mondo si è compiuto, stazione dopo stazione, sempre avendo presenti, interiorizzati, i luoghi nativi, sicché un battistero o un campanile pendente non sembrano spaesati su una spiaggia africana o al culmine di un vulcano andino.
Ecco, Viviani è stato per Borsacchi un compagno di viaggio presente e silenzioso perché interiorizzato come un nucleo originario di identità, e dunque emerge qua e là, inaspettatamente, come un segno, appunto, un battistero o un campanile pendente, nel divenire stilistico e figurale dell’opera, che si ispira alla vita e si compie nel laboratorio interiore dell’immaginazione.
Le immagini del ciclo che Borsacchi ha chiamato ‘visioni ischemiche’, scaturite da una parentesi di ‘assenza’ ovvero da un viaggio specialissimo nel cono d’ombra della malattia, confermano il carattere squisitamente interiore del viaggio visionario che Borsacchi compie con la pittura.
Egli afferma di aver avuto nitide quelle visioni durante lo stato di immobilità in comunicante: tanto vivide e suadenti, da rimpiangerle al risveglio. In esse compaiono flash da immagini precedenti, persino brani di incisioni applicate sul denso sedimento materico. Sono immagini oniriche ma anche, a loro modo, storiche, in quanto documentano, come un palinsesto, un processo di formazione che si compie in interiore homini ove sono i depositi cristallizzati del vissuto”.



In viaggio con Cesare Borsacchi
Dal 24 febbraio al 7 marzo 2024
ARIANNA SARTORI ARTE & OBJECT DESIGN
Mantova - Via Ippolito Nievo, 10 - Tel. 0376 324260

Per informazioni: tel. 0376.324260, info@ariannasartori.eu

Orario
dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30.
Chiuso Domenica e Festivi.

Cesare Borsacchi nasce a Pisa nel 1937. Fino al 1962 è vissuto nella tenuta presidenziale di San Rossore, oasi naturalistica dove il padre Luigi lavorava come guardiacaccia. Il grande incisore e pittore Giuseppe Viviani, amico del padre, nel corso delle frequenti visite alla famiglia ebbe occasione di seguire e stimolare l’allora giovane pittore, incoraggiandolo a proseguire sulla strada artistica intrapresa, intravedendo nella sua pittura e nella sua grafica noTevoli potenzialità espressive. In quegli incontri Viviani non manco di fornirgli consigli e insegnamenti relativi alla tecnica dell’acquaforte e della litografia. Dal 1965 al 1995 la sua attività lavorativa lo ha portato a viaggiare e a vivere all’estero, con continui soggiorni a Roma, Pisa e Milano. A Roma ha frequentato il circolo culturale “Alzaia” ritrovo abituale dei più importanti artisti. Si è anche associato con il pittore Diego Raco nella gestione della galleria d’arte Ex Aequo di via Margutta. Tra il 1965 e il 1966 soggiorna in Kenya, Venezuela e Panama; nel 1967 in Messico, Cuba, Perù, Siria, Libano e nuovamente in Perù; nel 1968 in Etiopia, Algeria, Bulgaria, Egitto, Sudan ed Eritrea. Nel 1969, dopo un periodo in Libia, si reca in Ecuador dove conosce e familiarizza con il grande pittore indigeno Guayasamin e frequenta un corso di pittura alla Esquela de Artes Plasticas de Quinto; infine soggiorna in Cile, Brasile e Isola di Pasqua. Nel 1970 è in Indonesia dove conosce e frequenta molti pittori locali; quindi va in Australia, Tailandia, Singapore, Algeria e Cile. Nel 1971, oltre alle Bahamas e alle Bermuda, si reca in Messico dove frequenta un corso presso la Escuela Nacional de Artes Plasticas, conosce il grande muralista Siqueiros e rimane fortemente impressionato dall’arte e dalla cultura autoctone, che lasceranno un segno profondo nella sua pittura. Tra il 1972 e il 1974 è in Sud Africa, a Mosca e a Kiev, in Giappone, in India, in Siria, ancora in Messico, in Australia, in Venezuela, nel Guatemala, a El Salvador. Dal 1975 al 1979 risiede in Algeria dove sviluppa un’importante attività pittorica. Stimolato anche dalle particolari condizioni culturali e politiche del paese, divenuto un punto di riferimento per tutti i fuoriusciti politici e per tutti i movimenti di liberazione dei paesi sottomessi a dittature. Durante il soggiorno in Algeria viaggia per tutto il paese rimanendo affascinato dal Sud, dalle oasi del deserto del Sahara dalle tradizioni culturali e sociali.
Stringe una solida amicizia con l’Ambasciatore del Messico in Algeria, Oscar Gonzales, poeta e uomo di vasta cultura che, in omaggio al paese che lo ospita, compone una raccolta di poesie dal titolo “Venus Africana”. Frequenta molti pittori locali, in particolare Khadda Khodsa e Martinez. Con quest’ultimo organizza dei seminari per gli studenti della Ecole des Beaux Arts D’Alger sui temi dell’internazionalità dell’arte. Nella stessa scuola sviluppa dei corsi di grafica, in particolare la tecnica dell’acquaforte e della litografia. Dal 1979 al 1983 risiede in Angola, ma compie frequenti viaggi in Nigeria, Zaire, Mali, Congo, Zambia. In Angola, paese uscito vittorioso dalla colonizzazione portoghese ma sconvolto da una rivoluzione interna, trova nuove motivazioni pittoriche e culturali. Stringe amicizia con numerosi intellettuali ed artisti locali, con i quali partecipa ad importanti manifestazioni di cultura popolare nella capitale Luanda. Tra il 1984 e il 1985 soggiorna in Venezuela, in Colombia, in Equador dove stringe amicizia con il poeta e scrittore Ivan Onate, in Perù e in Bolivia. Tra il 1986 e il 1987 soggiorna in Senegal, in Mauritania, in Marocco, nel Gabon, in Costa D’Avorio, nel Camerun, in Cina e in Pakistan. Dal 1988 al 1994 risiede in Argentina dove stringe amicizie significative con intellettuali e artisti locali, in particolare il più importante pittore contemporaneo Perez Celis. Durante il soggiorno in Argentina viaggia per tutte le province del paese, compresa la Patagonia e la Terra del Fuoco e nei paesi confinanti: Brasile, Cile, Uruguay e Paraguay. Nel 1995 rientra in Italia e ritorna a Pisa. Dal 1996 si trasferisce a Roma dove rimane fino al 2002. Nel 2005 viaggia alle Canarie, nel 2007 ritorna in Equador ospite del Poeta Oñate. Nel 2010 dopo un soggiorno in Marocco ritorna definitivamente a Pisa dove attualmente vive e svolge la sua attività di pittore.
Sue incisioni sono conservate nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova, consultabile online: www.raccoltastampesartori.it
 

www.dizionariodartesartori.it